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L’importanza di chiamarsi “Avvocato della Vittima”

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Congresso Arnone

L'importanza di chiamarsi "Avvocato della Vittima"

Intervento al 24° congresso nazionale medico giuridico dell'Associazione Melchiorre Gioia, tenutosi a Roma il 22 ed il 23 maggio 2015, intitolato "Rota Volvitur".
Anno2015
AvvocatoGino MD Arnone

Non siamo professionisti che vegetano in un mondo lisergico.
Siamo attivisti.
Gente concreta, pratica, abituata a risolvere i problemi degli altri.
Gente che mentre stringe con forza ed incoraggiamento la mano della vittima o di uno dei suoi cari, si prepara a parlare duro con periti e liquidatori per mettere bene in chiaro che è meglio che con il nostro assistiti non ci si provi a fare i furbi, perché all’attivista non gliene frega niente se la perizia della compagnia di assicurazione è la metà della sua, o se al liquidatore hanno insegnato che la personalizzazione del danno è un mito, che il danno biologico si mangia quello morale, che il danno psichico è un fantasia e che i diritti inviolabili non sono poi, in fondo, così inviolabili.

O risarcisce l’assistito integralmente o si a va processo.
Dobbiamo confrontarci ogni giorno con giudici stressati e ultra oberati e controparti che si limitano, il più delle volte, ad eccepirci che non è vero niente e che il codice civile ci impone comunque di provare tutto.
Dobbiamo, dopo aver fatto le ore piccole sui dati e le statistiche, evidenziare ad ogni convegno al quale partecipiamo che non è vero che in Italia si risarcisce di più che negli altri paesi UE, anzi.
Ogni giorno dobbiamo poi fare i conti con normative restrittive all’area del danno risarcibile e ancor prima limitative del diritto di accesso alla giustizia.

Legge 57/2001, mediazione e negoziazione assistita obbligatoria, indennizzo diretto, accertamento strumentale in RC con scomparsa delle microlesioni da distrazione del rachide, continui tentativi di introdurre la tabella per le macro-lesioni in contrasto con la vigente tabella del Tribunale di Milano, decreto Balduzzi su RC medica, aumento dei contributi unificati, aumento delle marche da bollo, filtro in appello, inserimento del raddoppio del contributo unificato in caso di appello dichiarato inammissibile, forte pressione per l’istallazione delle scatole nere su veicoli, tentativi di diminuire la prescrizione per l’azione risarcitoria, limitazioni temporali alla possibilità di indicare testi, come da Decreto Destinazione Italia.

E non da ultimo ci troviamo costretti sempre più spesso a dover anticipare noi i costi di queste riforme bipartisan (perché gli inchini al comparto assicurativo arrivano tanto dai governi di destra quanto da quelli di sinistra), anticipando per conto dei nostri clienti i contributi, le spese di notifica e quelle di perizia medico legale che rischiamo concretamente di non recuperare visto quello che ad oggi viene riconosciuto a titolo di spese legali per un procedimento innanzi al giudice di pace.

Sì perché per l’attivista serio non ci sono danni si seria A e danni di serie B.
Ci sono solo i danni che vanno tutti risarciti con serietà e professionalità perché è così che si fa, è così che funziona.
Una volta la compagnia di assicurazione, oggi trasformata in società finanziaria, aveva l’unico interesse di conoscere preventivamente il costo del sinistro che veniva così regolarmente riservato e risarcito: insomma risarcire il giusto.

Oggi l’interesse è prevalentemente quello sottostimare il danno alimentando così di fatto il contenzioso, imponendo ai medici fiduciari (nell’ambito delle micro-lesioni) di adeguarsi alle valutazioni riduttive imposte delle compagnie: insomma risarcire di meno. Ed allora l’importanza di chiamarsi attivista è resa evidente dalla seguente equazione: più leggi, atteggiamenti e risarcimenti ingiusti, più domanda di giustizia presso i Tribunali della Repubblica.

Mai come oggi l’avvocato attivista non è di passaggio nelle aule di giustizia, mai come oggi egli è il vero protagonista del processo.

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