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CALCIO-SCOMMESSE: IL PARADOSSO DEL LUDOPATICO


Nel nuovo scandalo del calcio scommesse, c’è un dettaglio che pochi vogliono affrontare, ma che non puó non destare forte perplessita: il ruolo delle dichiarazioni di soggetti affetti da ludopatia.

Persone che – a detta loro – hanno scommesso compulsivamente, perso il controllo, nascosto, mentito, distrutto rapporti e patrimoni…
Eppure oggi vengono ascoltate in tribunale come testimoni chiave, quasi fossero cronisti lucidi dei fatti.
Il paradosso è servito.


Può un ludopatico essere un teste attendibile?

Secondo la scienza e la giurisprudenza più avveduta: non sempre.
Il ludopatico è affetto da una distorsione della realtà, spesso costruisce versioni compatibili con i propri sensi di colpa, e può alterare i ricordi, in buona o cattiva fede.

In generale parla perché ha bisogno di giustificarsi. O perché cerca un’uscita. O perché si è “accordato”.
Ma non necessariamente perché dice la verità.


Giustizia o terapia di gruppo?

Il rischio è che le aule di giustizia si trasformino in confessionali pubblici, dove l’ammissione del male personale si veste da prova generale.
Ma chi garantisce che chi ha ammesso le sue scommesse stia dicendo il vero anche sugli altri?
Chi controlla l’attendibilità di un teste che ha perso sé stesso nel gioco?


Il cortocircuito giudiziario

Se è davvero ludopatico, è inattendibile per definizione: distorto, impulsivo, emotivo.

Se è attendibile, allora non era un vero ludopatico: quindi mente anche su quello?

È il paradosso perfetto, pur di avere qualcuno da far parlare.


Nel calcio scommesse, la prima vittima è la verità.
La seconda, è la logica.



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